lunedì 2 luglio 2012

2 Luglio 1975
Gaetano Cappiello agente di Pubblica Sicurezza

Gaetano Cappiello, agente di Pubblica Sicurezza.
Prestava servizio alla Squadra Mobile della Questura di Palermo.
Il proprietario di un noto laboratorio fotografico, l’imprenditore palermitano Randazzo, era stato più volte oggetto di minacce ed estorsione da parte di banditi che chiedevano soldi in cambio di protezione.
Il commerciante decide così di rivolgersi alla Polizia, che organizza un servizio per catturare gli estorsori.
Dopo numerosi appostamenti, andati a vuoto per la particolare cautela adoperata dai banditi, l’ultimo appuntamento, quello decisivo è previsto per le ore 21,30 del giorno 2 Luglio, davanti alla Chiesa della Resurrezione nel quartiere “Villaggio Ruffini”.
La zona è circondata da agenti e sottufficiali in borghese, mentre un furgoncino civetta è posteggiato ad una ventina di metri dal luogo dell’appuntamento. All’interno ci sono sei uomini (il commissario Girgenti, il maresciallo Totò Nalbone e altri quattro poliziotti) della Sezione investigativa diretta da Vittorio Vasquez.
L’agente Cappiello si trova nella macchina dell’imprenditore per proteggerlo durante la consegna del denaro e poi lasciare intervenire i colleghi.
E’ un errore. Cappiello è un gigante, è alto un metro e novanta. Metterlo nell’auto di Randazzo significa limitarne i movimenti. Ma l’agente insiste, si fida della sua prestanza fisica, rifiuta di portarsi dietro il mitra. Ha con sé solo la Beretta calibro 9 corto d’ordinanza (che oltretutto sarà trovata col carrello arrugginito, quindi senza la possibilità di sparare)
Forse Cappiello sottovaluta la ferocia dei killer (“Quelli li sistemo solo con le mani” avrebbe detto a sostegno della sua insistenza di andare in macchina con Randazzo).
Alle ore 21,15 i banditi, uomini della cosca di Rosario Riccobono, telefonano a Randazzo dicendogli di attendere il loro arrivo in macchina.
Quando si avvicinano Randazzo avverte Cappiello: “stanno arrivando”.
Cappiello esce improvvisamente dalla vettura, dichiarandoli in arresto, ma viene raggiunto da cinque colpi al petto.
Morirà poco dopo all’ospedale di Villa Sofia, tra le braccia del suo capo della mobile, Bruno Contrada.
Angelo Randazzo verrà colpito gravemente e starà tra la vita e la morte per un lungo periodo in ospedale.
Gli uomini assiepati nel furgone si lanciano all’inseguimento ma i killer si gettano in auto e fuggono. Verrà fermato il palo, Michele Micalizzi, picciotto della cosca di Pallavicino, uomo del potente capofamiglia Riccobono.